Santuario di Maria Ss. Addolorata

La facciata del Santuario dell'Addolorata
La statua di Maria Santissima Addolorata
Interno del Santuario dell'Addolorata
La cupola decorata a cassettoni

L'evento miracoloso cui si collega la prima costruzione di questa chiesa nel 1691 fu la grazia di Maria manifestatasi durante una tempesta. In un giorno d’inverno, la gente dovette cercare riparo sotto Porta di Mare, oggi Porta Garibaldi, per sfuggire alla violenza delle intemperie, ritrovandosi a pregare dinanzi l’antica statua di Maria Santissima della Concezione che si trovava in una nicchia accanto la Porta. Fu lì che cadde un fulmine e colpì un cavallo dal quale un giovane era sceso solo pochi istanti prima, rimanendo illeso. Per tanto tempo la Vergine fu così venerata come “Madonna del Fulmine”.

La chiesa attuale è un prezioso tempietto, caratterizzato da un’elegante facciata convessa con portale neoclassico, stile che si ritrova anche internamente, combinato con motivi tardo-barocchi, in un ambiente a pianta centrica. Così la volle il sacerdote Giovanni Tommaso Morana, quando la fece riedificare alla fine del XVIII secolo, come a riprodurre la cupola della Chiesa Madre.

La Congrega dei Servi di Maria Santissima Addolorata, nata nel 1746, si era già trasferita nel 1750 presso la chiesa della Madonna del Fulmine e la partecipazione dei fedeli era aumentata in misura tale da rendere necessaria non solo una chiesa più grande, ma anche, secondo Morana, una nuova effigie di Maria, che meglio esprimesse il dolore per il figlio morto. La statua fu realizzata da uno scultore napoletano, in quel tempo sottufficiale di stanza nel vicino Quartiere militare, ed il risultato si rivelò pregevole e duraturo.

Dal 1997 la chiesa è Santuario Mariano Diocesano, da sempre è uno dei luoghi di culto più frequentati dalla cittadinanza: Marsala nutre un legame molto profondo con l’Addolorata, una devozione assoluta che assume la sua massima espressione esteriore nella ricorrenza del Venerdì Santo. Nel giorno del dolore, la statua lascia la chiesa per essere accompagnata, dietro il feretro del Cristo Morto, da tutta la Confraternita e da una lunga silenziosissima processione di migliaia di fedeli. Un rito che rinnova da secoli un sacrificio eterno, con immutabile intensità, ed il tempo si ferma tra le strade della città.